Libellus di Condanna

 Christ the King

Libellus di condanna degli errori contenuti nel , presupposta dalla , o alla base del documento ‘ Amoris Laetitia ‘

Memori dell’insegnamento di Nostro Sommo Signore, Gesù Cristo, che il nostro, “Si”, sia un “si”, e il nostro “No”, un “no”, e similarmente memori dell’insegnamento del suo Vicario sulla terra, il Papa Pio VI di buona memoria, che ci insegnava:

“Quando diviene necessario esporre affermazioni che nascondono qualche errore sospetto o qualche pericolo sotto il velo dell’ambiguità, si deve denunciare il significato perverso sotto il quale l’errore opposto alla verità cattolica è mascherato”

noi membri di Veri Catholici desideriamo esprimere la nostra lealtà alla fede che abbiamo ricevuto dalle labbra di Cristo tramite la predicazione degli Apostoli, tramandata nella Chiesa Cattolica e fortificata dal Magistero infallibile della Chiesa, nel condannare la così detta Esortazione Apostolica, “Amoris Laetitia”, come una opera di inganno e raggiro, di errore e eresia, tra i quali errori condanniamo i seguenti:

Contro Modernismo

Con Papa San Pio X, condanniamo la nozione che i dogmi della Fede evolvano o che la Chiesa arrivi a una conoscenza più chiara della verità tramite gli sforzi degli uomini che cercano di accomodare gli insegnamenti di Cristo e degli Apostoli ai desideri, ai costumi e alle consuetudini o alla cultura dell’epoca in cui vivono.

Contro la falsa Pastoralità

Condanniamo la nozione che la verità della Fede Cattolica sul Matrimonio si possa correttamente insegnare e applicare pastoralmente senza nominare la parola, “adulterio”, la quale è assente del documento intero, come il Dott.ssa Anna M. Silva ha osservato.

Condanniamo la nozione che per un Cattolico la legge morale o i precetti morali dell’Antico Nuovo  Testamento sono un ideale da raggiungere e non obblighi da osservare per forza come il minimo indispensabile della vita Cristiana, poiché il Nostro Signore e Salvatore ha comandato a tutti, “Se Mi amiate, osservate i Miei comandamenti”, non “Se Mi amiate, ascoltate i Miei consigli”.

Condanniamo la nozione che ai peccatori pubblici non si possa più dire categoricamente di “trovarsi nello stato di peccato mortale”, “peccatori”, “peccaminosi”, “viventi vite di peccato”, o “dipendenti dal peccato”.

Condanniamo l’uso del linguaggio prolisso per nascondere o portare a dimenticare le verità immutabili della Fede insegnata da Cristo e i suoi Apostoli e tramandate da secoli immemori all’interno della Chiesa.

Condanniamo l’uso delle asserzioni della verità cattolica per disarmare i fedeli riguardo a quelle parti del documento che sono piene di errori, bestemmie e eresie.

Condanniamo come falsa etica pastorale, che il Clero non debba predicare o insegnare a tutti e a ciascun fedele che l’adulterio è mortalmente peccaminoso.

Condanniamo come falsa etica pastorale che il Clero debba rimanere zitto o almeno non disapprovare pubblicamente e abitualmente l’adulterio o il divorzio.

Condanniamo come crudele e insensibile la nozione che è lecito moralmente accontentare peccatori pubblici abituali con l’integrazione nella vita della parrocchia, quando hanno rifiutato di pentirsi e di lasciare la loro vita di peccato, e non a scontentarli abitualmente con la pratica perenne apostolica di rifiutargli il sacramento e la società umana, purché rimangono tali.

Condanniamo come falsa e ingiuriosa verso la buona morale e la formazione retta della coscienza la nozione che peccatori abituali mortali non si devono far sentire scomunicati quando hanno abitualmente rifiutato il pentimento.

Condanniamo l’ipocrisia del pastore che avrebbe scritto, “Ovviamente, se qualcuno ostenta un peccato oggettivo come se facesse parte dell’ideale cristiano, o vuole imporre qualcosa di diverso da quello che insegna la Chiesa, non può pretendere di fare catechesi o di predicare” (AL 297), mentre nel frattempo costruisce un documento per discolpare i peccatori e fare sembrare colpevoli i pastori delle anime che applicano verso di loro la disciplina ecclesiale apostolica e tradizionale.

Condanniamo come falsa etica pastorale, la preferenza per una disciplina sacramentale che causa confusione rispetto ad un’altra che è chiara e bianco e nero.

Condanniamo come un inganno la promulgazione di una Esortazione che asserisce esplicitamente di non imporre nuove regole mentre dà ordini dalla Sede Apostolica alle conferenze episcopali del mondo di riferire come il documento si rende effettivo nei loro paesi.

Condanniamo come falsa ed erronea la pratica pastorale che propone tutte le domande per l’auto-riflessione ai peccatori pubblici eccetto quelle che riguardano la necessità assoluta della osservanza dei precetti divini e morali come condizione di salvezza eterna e quelle domande che riguardano il necessario pericolo immediato di dannazione eterna a cagione della loro mancanza oggettiva di conformità con quei precetti.

Contro la Moralità falsa

Condanniamo con il Concilio di Trento la nozione che ciò che Dio ha comandato è troppo difficile da osservare, o che Egli non ha dato, non da, o non darà la grazia sufficiente per osservare tutti e ciascuno dei Suoi precetti.

Condanniamo la nozione che una catechesi che merita il nome ‘retta e cattolica’, possa prescindere dal parlare della necessità assoluta dell’osservanza dei comandamenti di Dio come la pre-condizione per il dono della salvezza eterna.

Condanniamo come falsa ed eretica l’asserzione che “non è più possibile dire che tutti coloro che si trovano in qualche situazione cosiddetta “irregolare” vivano in stato di peccato mortale, privi della grazia santificante”, poiché è de fide che il peccato mortale depriva l’anima della grazia santificante, come insegna l’Apostolo San Giovanni.

Condanniamo come falsa l’asserzione che anche se “Un soggetto, pur conoscendo bene la norma, può avere grande difficoltà nel comprendere i valori insiti nella norma morale”, può essere autorizzato, consigliato o permesso di trasgredirla.

Condanniamo come falsa la nozione che qualcuno può evitare ogni peccato nel non prendere una decisione, quando la sua pratica morale oggettiva non è in conformità con le richieste oggettive di Dio, della moralità o della legge naturale, poiché ogni omissione deliberata nell’osservanza di questa legge in materia grave è peccato mortale.

Condanniamo come inganno e raggiro l’uso di una citazione dal Dottore Angelico quando parlava di quelli con la grazia abituale, in riferimento a quelli che sono in peccato mortale.

Condanniamo come falsa e blasfema la nozione che Dio stesso potrebbe ispirare un’anima a fare un passo avanti verso una migliore disposizione al pentimento e a motivo di questo assolverla della obbligazione morale di pentirsi in quel momento o di considerare quella opera morta come meritoria di giustificazione.

Condanniamo come un inganno la citazione del Dottore Angelico riguardo alla difficoltà di intendere l’applicazione di principi morali in casi particolari, come egli parlasse del fallimento di principi stessi o della loro inapplicabilità a tali casi.

Condanniamo la nozione che la legge naturale, inscritta da Dio in ogni cosa, non è un codice a priori di obblighi morali vincolanti universalmente tutti gli esseri umani.

Condanniamo come falsa e blasfema l’asserzione che il processo di disporsi meglio alla grazia di conversione è un processo di santificazione, perché tale errore fa rivivere l’errore dei Farisei che consideravano le opere della Legge come meritorie o effettive da se stesse della grazia di giustificazione o di santificazione.

Condanniamo come falsa, una contraddizione in termini e eretica la nozione che un’anima nello stato di peccato mortale possa crescere in grazia, mediante qualsiasi mezzo, mentre rimane in tale stato.

Condanniamo come falsa ed eretica l’asserzione che il vocabolo, “peccato mortale”, non si usi più verso i peccatori pubblici che violano un precetto grave divino rivelato da Dio.

Condanniamo come falsa la citazione degli scritti di Papa Giovanni Paolo II allo scopo di rifiutare la sua condanna della cosi detta “legge di gradualità” nella morale.

Condanniamo come falsa la nozione che gli obblighi di una coscienza falsa acquistino priorità rispetto agli obblighi oggettivi della legge morale o sacramentale.

Contro gli errori opposti alla Ecclesiologia Cattolica

Condanniamo la nozione che qualcuno possa partecipare spiritualmente nella vita della Chiesa ma non completamente, poiché tutte le cose spirituali sono semplici e non sono capaci di divisioni.

Condanniamo similarmente la nozione che coloro che si trovano in peccato mortale partecipano alla vita della Chiesa.

Condanniamo la nozione che quelli in peccato mortale hanno un mezzo per partecipare alla vita della Chiesa che è proprio di quelli che rimangono nel peccato mortale, invece di pentirsi del loro peccato e ritornare alla vita di grazia e dei Sacramenti.

Condanniamo come falsa ed eretica la nozione che quelli in peccato abituale morale, sia pubblico o privato, debbano essere integrati nella vita della Chiesa in qualsiasi altra maniera che tramite il pentimento e la confessione.

Condanniamo come una bestemmia e eretica la nozione che la Sposa Immacolata di Cristo, la Santa Madre Chiesa, debba sporcarsi con i peccati dei suoi figli o accomodare Se Stessa o i suo modi di praticare la carità pastorale con i valori mondani e le abitudini corrotte del mondo.

Condanniamo come falsa e erronea la nozione che nel ministero pastorale la carità si deve predicare prima della fede e del pentimento, poiché per l’uomo peccaminoso è solo dal timore di Dio che cresce l’amore per Dio.

Contro l’abuso coltivato dei Sacramenti

Condanniamo la nozione che sotto qualsiasi pretesto di circostanze o di coscienza un individuo possa esentarsi o essere esentato dal suo confessore dall’obbligo di ricevere i Sacramenti con pentimento e fede, o nello stato di grazia.

Condanniamo la nozione che è lecito moralmente, e non meritorio di dannazione eterna e perpetua, per un individuo ricevere i Sacramenti in stato di peccato mortale, o per un confessore di concedere a un peccatore di ricevere in tale modo i Sacramenti dei viventi in tale stato.

Condanniamo la nozione che a un individuo che ha ammesso la commissione di un atto che è in se stesso gravemente immorale, e non essendo pentito, si può consentire di ricevere un Sacramento, sotto qualsiasi pretesto, da colui che conosce ciò nel foro esterno.

Condanniamo la nozione, che un peccatore abituale mortale può, mediante il suo abito cattivo di peccato arrivare a essere tanto incolpevole dei suoi atti di peccato da potersi accostare ai Sacramenti senza pieno pentimento, perfetta contrizione e fede cattolica, o essere autorizzato lecitamente a farlo da qualsiasi autorità sulla terra.

Condanniamo come bestemmia e eresia l’asserzione che la confessione è o possa essere “una camera di tortura”, poiché tale affermazione non è degna della bocca di un cristiano ma di quella di un demonio.

Condanniamo l’asserzione che la disciplina sacramentale perenne e ricevuta di negare i Sacramenti ai peccatori abituali pubblici è crudele, non adatta alle sensibilità moderne, o bisognosa di una riforma.

Condanniamo come una bestemmia, eretica e un depravato giudizio, l’asserzione che quelli che mantengono la disciplina sacramentale tradizionale sono Farisei o rigoristi.

Condanniamo ogni insinuazione o sforzo per superare le vigenti forme di esclusione che sono state parte della disciplina sacramentale della Chiesa da tempi immemori.

Contro gli errori opposti alla Fede Cattolica nei novissimi

Condanniamo la nozione che “nessuno si può condannare per sempre”, o che l’affermazione di una condanna perpetua ed eterna degli individui in generale è contraria alla “logica del Vangelo”, poiché il Nostro Signore Gesù Cristo, per compiere la Volontà del Suo Padre Eterno, denunciava i Farisei della Legge antica, dicendo con enfasi, “Morirete nei vostri peccati”, e prediceva che Egli stesso nel Giudizio finale dirà ai cattivi, “Andate via da me al fuoco eterno che è stato preparato per il Diavolo e suoi angeli”.

Condanniamo la nozione che i ministri sacri di Cristo, nel compiere il loro dovere apostolico, non possano minacciare con la dannazione eterna quegli individui che fanno, persistono, approvano o consentono ad atti morali di qualsiasi genere che sono formalmente contrari alla legge di Dio, secondo genere, specie, intenzioni o circostanze.

Condanniamo la nozione che i ministri sacri di Cristo e tutti i fedeli, in fedeltà al loro Battesimo, non possano o non debbano condannare tali atti morali come meritori di dannazione eterna e perenne nel fuoco dell’Inferno, o che nel fare così trasgrediscono l’obbligo della carità divina.

Condanniamo l’asserzione o affermazione eretica che non ci sono o non ci sarebbe nessun’anima condannata nell’inferno o che la salvezza di tutti o di qualsiasi singolo vivente si può presumere a priori.

Condanniamo l’asserzione o affermazione che l’Inferno non è un luogo fisico, poiché Cristo stesso affermava che in Gehenna anime e corpi saranno puniti con pene spirituali e fisiche.

Condanniamo come eretica l’asserzione che dopo la morte l’anima umana non continua ad esistere.

Condanniamo la nozione che alla morte non c’è un giudizio particolare dell’individuo.

Condanniamo la nozione che alla morte l’individuo si giudica solamente sulla sua opzione fondamentale pro o contro Dio, e non secondo la sua osservanza particolare dei precetti divini.

Contro gli errori verso il Sacramento del Matrimonio

Condanniamo, con il Concilio di Trento, come falsa e eretica la nozione che lo stato di verginità scelta per amore di Dio e l’osservanza e la partecipazione della perfezione evangelica non è in se stessa superiore allo stato di santo Matrimonio, conferito con il dovuto rito nella Chiesa.

Condanniamo la nozione che il matrimonio naturale o sacramentale è un ideale da raggiungere e/o non una istituzione divina gli obblighi che vincolano ogni uomo e donna che vogliano creare una famiglia o unirsi come coppia.

Condanniamo la nozione che la ricezione del Sacramento del Matrimonio non è un obbligo grave morale per tutti i Cattolici che vogliano avere figli o usare i poteri di procreazione che Iddio gli ha dato, e che il Sacramento è meramente un arricchimento del loro benessere personale.

Condanniamo la nozione che i due fini del matrimonio, quello procreativo e l’unitivo, sono eguali o che il secondo non è subordinato al primo.

Condanniamo la nozione che la decisione dei Cattolici che si sposano civilmente e non nella Chiesa «… molto spesso non è motivata da pregiudizi o resistenze nei confronti dell’unione sacramentale, ma da situazioni culturali o contingenti», come se la preferenza per i valori mondani non costituisse un pregiudizio o una resistenza ad accettare l’insegnamento di Cristo riguardo al Sacramento.

Condanniamo la nozione che qualsiasi uso deliberato dei poteri procreativi del corpo umano, fuori matrimonio, è lecito moralmente per qualsiasi persona in qualsiasi occasione.

Rigettiamo come una bestemmia e una eresia la nozione che le unioni adulterine o impure possano in qualsiasi maniera riflettere l’amore del Dio che è infinitamente puro e che si deve adorare in spirito e in verità.

Rigettiamo come falso e come uso sacrilego delle Scritture l’implicazione che Gesù parlò alla donna samaritana con lo scopo di santificare l’unione adulterina in cui si trovava.

Condanniamo la nozione che l’individuo vivente in adulterio ha un obbligo morale maggiore di rimanere nell’unione adultera a ragione dei figli, che di separarsi da essa a ragione del precetto di Cristo contro di essa.

Condanniamo la nozione che la famiglia o il matrimonio si possano costituire veramente da qualsiasi altro che l’unione di un uomo e di una donna.

Condanniamo la nozione che i Cattolici o qualsiasi persona umana debbano rispettare o accettare qualsiasi altra nozione di matrimonio e della famiglia, che quella costituita da un uomo e da una donna.

Condanniamo come ingannevole e malizioso l’uso di citazioni di documenti magisteriali che riguardono il Sacramento di Matrimonio per difendere unioni adulterine o illecite.

Condanniamo la nozione falsa che la validità di un matrimonio può legittimamente essere giudicata dall’individuo senza ricorso all’autorità ecclesiastica, come se la giurisdizione del tribunale appartenesse con qualche diritto al giudizio privato, formato veramente o falsamente.

Condanniamo come blasfema ed eretica la nozione che il Vangelo di Fede e Pentimento, che Cristo ha predicato dai primi giorni del suo Ministero pubblico, non è una soluzione facile per ogni difficoltà morale in cui peccatori abituali si trovano.

Contro l’abuso dell’ufficio pastorale

Condanniamo come ingiurioso verso la disciplina ecclesiastica e come fallimento grave dell’ufficio pastorale l’esortare il Clero a non continuare nella sua adesione fedele alla disciplina sacramentale, affinché si accomodi alle morali e alle menti corrotte dell’epoca presente.

Condanniamo coma tradimento grave, l’uso dell’ufficio petrino per incoraggiare, promuovere o disporre le anime ad accettare il peccato, o di sviarsi dalla fedeltà a Cristo, agli Apostoli, o dalla loro fedeltà agli insegnamenti contenuti nella Sacra Scrittura, sotto qualsiasi pretesto di amore, misericordia o compassione.

Condanniamo come tradimento grave e come un attacco contro l’unità della Chiesa, l’uso dell’ufficio petrino per incoraggiare le Chiese locali a sviare dalla loro fedeltà a Cristo, agli Apostoli, e dalla loro fedeltà agli insegnamenti contenuti nella Sacra Scrittura e/o trasmessi mediante la Sacra Tradizione, sotto qualsiasi pretesto di amore, misericordia o compassione.

1 Comment

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One response to “Libellus di Condanna

  1. Reblogged this on From Rome and commented:

    Che dicono i Ultraconservatori? Forse…

If you are a true Catholic, leave a message to encourage to virtue...

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